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Da allora, un’intensa attività artistica lo ha visto presente nelle più importanti città europee: a partire dalla prima personale del 1979 - a Taormina - la sua opera è conosciuta a Parigi (1985), a Stoccarda (1987) e a Milano dove dal 1989 ha vissuto e lavorato fino al 1997, quando – annoiato e stanco dell’estetica metropolitana - si è trasferito a Firenze.
Il 1992 è l’anno di due importanti personali nazionali - volute dalla Provincia a Messina e dalla Soprintendenza per i beni artistici e storici a Mantova. Il periodo fiorentino è vivace e florido, ma non resiste al richiamo della sua terra e, dopo aver ricevuto il riconoscimento di “artista dell’anno” nell’ambito della prima mostra internazionale d’arte moderna e contemporanea di Taormina nel 1999, decide di rientrare a Messina nel 2000, dove si muove inquieto tra i suoi due regni, lo studio d’arte di Messina e lo studio d’arte di Roccalumera: l’isola felice dell’artista, dove tre sue splendide sculture dominano il lungomare.
Filippo Andronico è il nome di un artista par excellence: senza falsa umiltà né autoesaltazione, si confronta con la crisi dell’arte del secondo Novecento, in un percorso tutto personale che tradisce infinita, spasmodica e raffinata ricerca stilistica.
La sua espressione si caratterizza inizialmente con s-composizioni astratte di paesaggi geometrici, sovrapposizioni e incastri di forme e colori che via via evolvono, entrano in crisi, e giungono all’attuale Andronico: una pittura figurativa carica di pathos e, allo stesso tempo, essenziale e rigorosa. A tratti metafisica.
L’arte di Filippo Andronico sembra esprimere una strana doppiezza e un’armoniosa tensione, tutta irrisolta e, probabilmente, insolubile: l’anelito a uno stile formale, supremo e imperturbabile (incontra) si scontra con il calore, la sensualità e la materna corposità del principio mediterraneo.
Pare che in lui convivano due poli: il caldo e il freddo, la curva e lo spigolo, il positivo e il negativo. E nell’arco voltaico prodotto dalle polarità ravvicinate, lì, si danno le sue costruzioni pittoriche.
La sua maniera intensa di sentire, la sua ricercatezza, il suo sguardo tagliente sulle cose, il suo carattere narciso e capriccioso, il suo animo sensibile e attento, tutte queste cose insieme, rendono il suo stile veicolo di immensa forza e straordinaria fragilità: come le figure femminili che dominano maestose e incontrastate la sua pittura.
In ogni caso, però, le sue tele restano combinazione di elementi, ma, adesso, nessuna reticenza o mistificazione condizionano la mano e la visione dell’artista: l’immagine, i particolari del mondo reale e quotidiano, le cose, non rappresentano più un limite né una minaccia all’espressione di quello spazio di ulteriorità intercettato dall’opera. Al contrario, ne sono fonte di svelamento; e l’ulteriore è intravisto in una prossimità mai completamente afferrabile. Mai totalmente definibile, se non per allusioni. Se non per immagini di attimi catturati da un occhio puramente estetico, in cui il tempo, lo spazio e l’eternità paiono toccarsi.
La figurazione di Filippo Andronico oscilla magistralmente tra particolare e universale, tra storico e metastorico: nell’apparente ripetizione del soggetto raffigurato – la donna siciliana - ogni opera vive di un’atmosfera unica e singolare dove - di volta in volta - la potenza vitale di eros espressa nelle movenze suadenti, nelle linee avvolgenti e nei colori sensuali, cede il posto al fragoroso silenzio e all’immobilità di figure che - in un classicismo assoluto – divengono paesaggi metafisici.
E i due elementi si compenetrano: la donna siciliana è dipinta nella calda e intima alcova di un interno familiare; oppure, sullo sfondo di un’apparente stasi marina, mentre il moto incessante e inquieto delle onde è tra le vesti pieghettate posate sul suo corpo, nel caldo respiro tra velo e carne, nelle rughe sinuose tra i capelli composti sulle tempie e sulla nuca, nelle posture danzanti che la muovono nella melodia della sua anima.
Filippo Andronico è un seduttore che si è perso nel femminile: quella potenza impersonale che dà corpo all’immagine e all’azione, ma non è immagine e non é azione.
Come il Johannes di Kirkegaard, lo sguardo corsaro di Andronico vive di bellezza e di estetica: unica dimensione in cui l’erotico è inteso come vita che le dà sostanza, che la illumina e che la infiamma dal di dentro, senza abbandonarla a freddi, ottusi e sterili tentativi di cattura.
Testo di Maria Rosaria Gallo |
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Since then, his intense artistic activity leads him in the most important European cities: he starts at first with a one-man show in 1979 - in Taormina - and by then his work has been known to Paris (1985), to Stoccarda (1987) and to Milan where he has lived and worked from 1989 up to the '97, when - annoyed and tired of metropolitan aesthetics - he moves to Florence.
In 1992 the Regional Province and the Superintendence for the artistic and historical good promote two important national one-man show, the first one in Messina and the other on in Mantua. Although the florentin period is vivacious and florid, he does not withstand the call of his land and, after having received the recognition of "artist of the year", within the first international show of modern and contemporary art of Taormina in 1999, he returns in Messina in 2000, where - placed side by side and sustained by his splendid companion Anna - he stirs restless among his two kingdoms, the study of art in Messina and the study of art of Roccalumera: the artist’s happy island, where three of his splendid sculptures dominate the waterfront.
Filippo Andronico is the name of an artist par excellence: without false humility neither self glorification, he compares himself with the crisis of the second Ninty century art, in very personal itinerary that betrays endless, spasmodic and refined stylistic research.
His artistic expression is at first characterized with abstract s-compositions of geometric landscapes, overlaps and joints of forms and colors, that slowly evolve, pass through a crisis, and finally arrive to the actual Andronico: a figurative painting full of pathos and at the same time essential and rigorous. Some how metaphysic.
Filippo Andronico’s art seems to express a strange doubleness and a harmonious tension, hesitating and, probably, insoluble: the gasp to a formal, supreme and imperturbable style (meets!) clashes against the heat, the sensuality and the maternal substance of Mediterranean principle.
It seems that in him two poles cohabit: hot and cold, curve and edge, positive and negative. And his pictorical constructions are given between the two extremities of voltaic arc.
His intense way of feeling, his refinement, his sharp look on things, his narcissus and freakish character, his sensitive and careful soul… all these things together, make his style vehicle of immense strength and extraordinary brittleness: as the female figures that dominate stately and uncontested his painting.
However, his pictures remain as combination of elements, but, now, no reticence or mystification condition the artst’s hand and his vision: the image, the particularity of real and everyday world, things, do not represent anymore neither a limit nor a threat to the expression of the over - space intercepted in the work. They are it’s way of disclosement, and the over is dimly seen in a proximity never completely grasped. Never totally definable, if not for allusions. If not for images of instants captured by a purely aesthetical eye, in which time, space and eternity seem to touch themselves.
Filippo Andronico’s figuration magistrally oscillates among particular and universal, between historian and meta-historian: in the apparent repetition of the represented subject - sicilian woman - every work lives of an unique and unusual atmosphere where - each time - the vital power of eros expressed in the persuasive movements, in the winding lines and in the sensual colors, surrenders to the roaring silence and the immobility of figures that - in an absolute classicism - become metaphysical landscapes.
And the two elements are compenetrated: the sicilian woman is painted in the warm and intimate alcove of a family inside; or, on the background of an apparent sea stasis, while the incessant and restless motion of the waves is among the dresses pleated wared on her body, in the warm breath between veil and meat, in the sinuous wrinkles among the composed hair on the temples and on the nape, in the dancing postures that move her in her one soul melody.
Filippo Andronico is a seducer lost in female: that impersonal power, that gives body to the image and the action, but is not neither image nor action.
As like Johannes of Kirkegaard, his pirate look lives of beauty and aesthetic: the only dimension in which erotism is showed as life that gives substance to it, that illuminates it and that inflames it from the inside, without surrendering it to cold, dull and sterile attempts of capture.
Text by Maria Rosaria Gallo |
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