macitynet.it 14/06/2014
Un iPhone, una musicista, la Grande Mela, uno sguardo fotografico: il caso di Maria Sartori Spencer
di Mauro Notarianni
Oltre l’iPhoneography, fotografa per istinto. Il caso Maria Sartori Spencer, una musicista italiana residente negli States da 20 anni e la Grande Mela.
Lo sappiamo. È avvenuta una quasi rivoluzione antropologica da quando un dispositivo tascabile è stato capace di riunire in sé le prestazioni di un computer a quelle di un telefono, garantendo accesso alla rete e di conseguenza all’intero sistema di comunicazione e condivisione globale. E lo sappiamo. Quello che negli anni ‘90 poteva sembrare un’innovazione tecnologica elitaria, destinata solo ai piani alti di certe aziende, oggi è diventato un nuovo modo di stare al mondo, di relazionarsi con la realtà, di esprimerla, trasformarla, crearne nuova.
Registrare, produrre, riprodurre, modificare dati di qualsiasi natura e poi mandarli in rete. Liberamente. Ma soprattutto, catturare, trasformare e condividere immagini. Immagini del mondo. Immagini di sé. È questa una delle prassi più praticate. È questo il fenomeno più radicalmente pop che in modo sempre crescente rivoluziona i parametri della comunicazione e con esso il mondo dell’arte visuale e la fotografia digitale.
Una rivoluzione iniziata nel 2007 con l’avvento dell’iPhone 2G e la sua fotocamera da 2 megapixel.
Un processo che continua con l’evoluzione e il costante perfezionamento dei dispositivi di nuova generazione e suoi derivati – app, communities, blog social network – fino al punto da introdurre nuove parole nel lessico mondiale. Una per tutte: iPhoneography, letteralmente l’arte di creare foto con un iPhone. E da qui contest, premi, reportage, pubblicazioni, siti, tentativi di definizione stilistica, corsi, scuole, dibattiti. Ma la faccenda è tutt’altro che contenibile e – nella magia dello sharing – non smette mai di sorprendere.
È il caso del fenomeno fotografico portato alla ribalta in Calabria lo scorso 17 maggio – in occasione della Notte Europea dei Musei 2014 - dalla galleria Pramantha Arte con una mostra di 30 stampe di grandi dimensioni e 4 installazioni audio-visuali (con tanto di suoni ambientali e vocalizzi spontanei), a cura di Maria Rosaria Gallo, dal titolo inequivocabile: New York on the thread of order and chaos (New York sul filo di ordine e caos). Artista scovata e seguita su Facebook dal direttore della galleria Antonio Bruno Umberto Colosimo.
Lei si chiama Maria Sartori Spencer ed è una musicista jazz di origini italiane, nata a Treviso nel 1960, che si trasferisce a New York nel 1994 per inseguire il suo più grande istinto: la musica. Compone, canta, lavora e fa la mamma. Il tutto in una frenetica e ibrida routine newyorkese, a destabilizzare la quale – da qualche tempo – è arrivato prepotente il re degli smartphone: l’iPhone nella versione 4S. Uno strumento in cui Maria Sartori Spencer ha scoperto un nuovo contatto creativo con la vita di tutti i giorni e – soprattutto – un nuovo modo di esplorare la sua passione per il ritmo. Questa volta non con la voce, ma con lo sguardo.
«Tutto ciò che provo a fare quando scatto una foto – dice Maria Sartori – è di cercare l’ordine sottinteso al caos e il caos sottinteso all’ordine delle cose; cioè, applico alla fotografia lo stesso approccio che si applica nell’improvvisazione, poiché esiste un ritmo, un’armonia e una melodia nei suoni come nella nostra esperienza visiva quotidiana. Abbiamo solo bisogno di vederli e di sentirli».
E con questo originale approccio Maria Sartori Spencer – dalla prospettiva del suo quotidiano attraversamento di un segmento di città, partendo da Brooklyn e arrivando alla United Nations Plaza – iPhone alla mano, racconta una New York insolita, quasi demitizzata. Un racconto in cui – come afferma il curatore della mostra – «scompaiono la frenesia frastornante, lo skyline sensazionale, le luci ipnotiche, le piazze affollate e la cartellonistica pubblicitaria. Una New York legata alla personale e libera esperienza dell’artista che – incurante di qualsiasi etichetta o vincolo narrativo – salta dal paesaggio urbano alla street photography, da un linguaggio astratto e oggettivo a un linguaggio espressionistico e soggettivo, preoccupandosi solo di registrare i percorsi battuti dai suoi occhi, e di mettere alla prova la sua capacità visiva, giocando con lo sguardo come se giocasse con la voce: solfeggiando, intonando scale cromatiche e saltando da un’ottava all’altra».
E, in effetti, le foto di Maria Sartori Spencer si mostrano principalmente come pura esperienza percettiva dell’artista. Un’esperienza quotidiana vissuta nel tempo di un’ora di spostamento (in andata e in ritorno per e dal luogo di lavoro) raccolta in situazioni, scorci, impossibili riflessi, altezze ribaltate, geometrie opposte e contrastanti, velocità e prospettive che probabilmente non potrebbero essere colte – nelle medesime condizioni – da una semplice macchina fotografica.
«Posso paragonare il mio iPhone a un tappeto magico e a una tavola da surf. Realtà, superfici, profondità, ombre e luci possono essere catturati ovunque – e in qualsiasi momento e condizione – semplicemente spostando e allungando il dispositivo finché non trovo l’angolo che si adatta al mio occhio», dice Maria Sartori Spencer.
Una bellissima metafora che rende l’idea di come l’iPhone (e lo smartphone in generale) abbia innescato una trasformazione nel campo espressivo della fotografia digitale probabilmente inarrestabile. Una metafora che sicuramente piacerebbe alla Apple. E un caso – quello di Maria Sartori Spencer – che pare incarnare alla perfezione l’ultimo slogan con cui si accompagna l’iPhone 5S: You’re more powerful than you think.
An iPhone, a musician, the Big Apple, one photographic gaze: the case of Maria Sartori Spencer
by Mauro Notarianni
We know it. It has taken almost an anthropological revolution since a pocket-sized device has been able to combine the performances of a computer with those of a telephone, providing access to the network and, consequently, the whole system of communication and global sharing. And we know it. What in the '90s may have seemed elitist technological innovation, intended only for the upper floors of certain companies, today it has become a new way of being in the world, of relating to reality, expressing, transforming, creating new.
Record, produce, reproduce, modify data of any kind and then send that data to the network. Freely. But most importantly, capture, process and share images. Images of the world. Pictures of oneself. This is one of the most practiced practices. This is the most radical pop phenomenon who so ever-growingly revolutionizes the communication parameters and with it the world of visual art and digital photography.
A revolution began in 2007 with the introduction of the iPhone 2G and its 2-megapixel camera. This process continues with the development and updating of next-generation devices and its derivatives - app, communities, blogs, social networks - to the point of introducing new words to the global dictionary. One for all: iPhoneography, literally the art of creating pictures with an iPhone. And from this contest, awards, reports, publications, websites, attempts to define style, school debates. But the matter is far from being contained and - the magic of sharing - it never ceases to amaze.
This is the case of the photographic phenomenon brought to the fore in Calabria on May 17 - on the occasion of the Notte Europea dei Musei 2014 (European Night of Museums 2014) - at the Pramantha Art gallery with an exhibition of 30 large prints and 4 audio-visual installations (with many ambient sounds and spontaneous vocalizations), edited by Maria Rosaria Gallo, unequivocally titled: New York on the thread of order and chaos. The Artist was discovered and followed on Facebook by the director of the gallery Umberto Bruno Antonio Colosimo.
Her name is Maria Sartori Spencer. She is a jazz musician of Italian descent, born in Treviso in 1960, who moved to New York in 1994 to pursue her greatest passion: music. She composes, sings, and is a mother of two. The king of smartphones: the iPhone powerfully destabilized her hectic and hybrid routine in New York. An instrument in which Maria Sartori Spencer has discovered a new creative contact with the everyday life and - most importantly - a new way to explore her passion for rhythm. This time not with her voice, but with her eyes.
"All that I try to do when I take a picture," says Maria Sartori, "is to seek the order in the chaos and the chaos in the order of things; that is, apply the same approach to photography that applies improvisation, since there is a rhythm, harmony and melody sounds like in our everyday visual experience. We just need to see them and hear them.
And with this original approach Maria Sartori Spencer, from the perspective of her daily crossing of a segment of the city, starting from Brooklyn and coming to the United Nations Plaza, iPhone in hand, tells an almost demythologizing unusual New York story.
"A story in which - as the curator of the exhibition says - all elements of the popular image of New York disappear: the deafening frenzy, the sensational skyline , mesmerizing lights, the crowded streets and advertising signs. What remains is a New York related to the free and personal experience of the artist - regardless of any label or tie to the narrative - jumping from the urban landscape to street photography, from an abstract, objective language, to a language expressionistic and subjective, caring only to record the run-down streets from her perspective, and to test her eyesight by playing with her eyes as if playing with her voice: practicing the notes, singing and jumping from one octave on the chromatic scale to another. "
And, in fact, the photos of Maria Sartori Spencer mostly show the pure perceptual experience of the artist. A daily experience living in a time of one hour of movement (to and from the workplace) collected from situations, views, reflections, impossible heights, opposite and contrasting geometries, speed and prospects that could not be taken - in the same conditions - from a simple camera.
"I can compare my iPhone to a magic carpet and a surfboard. Actually, surface, depth, shadows and highlights can be captured anywhere - and at any time and condition - simply by moving and stretching the device until I find the angle that suits my eye, " says Maria Sartori Spencer.
A beautiful example of how the iPhone (and smartphones in general) has triggered an expressive, unstoppable transformation in the field of digital photography. A story that Apple would certainly enjoy. And one case - that of Maria Sartori Spencer - which seems to perfectly embody the last slogan that accompanies the iPhone 5S: You're more powerful than you think.